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prime stelle, rispondendo superficialmente alle cento dimande di Naldo, ma col pensiero lontano, lontano, più lontano delle stelle. Pensava che tutto avrebbe potuto essere conchiuso e finito, e invece aveva ancora una notte da dormire sul suo dente guasto. Peccato! era una notte di inutile patimento. Perchè, tanto fa essere sinceri con noi stessi, egli pativa troppo in quella sospensione d’animo, in quella lotta tra il dovere e.... che cosa?
Aveva un nome questa nuova e stravagante malinconia, che gli era saltata addosso come una febbre, come la pellagra?
*
Naldo, vedendo che lo zio Demetrio non rispondeva più, si addormentò a poco a poco nelle sue braccia. Lo zio, muovendosi tutto d’un pezzo e camminando quasi seduto per non risvegliarlo, lo collocò adagino sul letto. Chiuse le finestre, accese una candela, e cominciò a preparare un lettuccio a’ piedi del suo, con due scranne accostate, un guanciale e una coperta ripiegata in due. Quando gli parve che la nanna ci fosse (e gli veniva quasi da ridere nel pensare in quel momen-