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carica me di toccare il tempo al meccanismo.

Quel giorno stesso, o il giorno dopo, ricevette la visita del Bianconi, durante le ore in cui il cavaliere era a far colazione al Caffè Sanquirico.

— Come va, Bianconi? Non ci vediamo mai. Che miracolo?

Era costui un buon diavolo sulla cinquantina, tutto bianco di capelli, col viso ancora colorito e fresco, lavoratore instancabile, ma pieno di una grande soggezione per tutto ciò che riguardava un po’ da vicino i superiori, il ministero, quelli che comandano. Non aveva osato presentarsi al cavaliere, e anche adesso, sebbene l’avesse veduto uscire dalla porta, temeva sempre di averlo alle spalle.

Avanzandosi in punta dei piedi, con un dito sulla bocca posto come un uncino, disse con un fiato spento di voce:

— Va a Roma il...?

E segnò coll’indice mezzo nascosto dall’altra mano la poltrona vuota del cavaliere, verso la quale non osava quasi volgere il capo.

— Sì, perchè? — chiese Demetrio, la voce del quale impaurì il pover’uomo, che si volse a dare un’occhiata all’uscio.

— È perchè, — continuò, senza distaccare il dito dalla bocca, — vorrei che gli dicessi una parolina....