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abbastanza sciocchina, nota lippis et tonsoribus (anche la frase latina veniva a cacciarsi in mezzo), in una donna che nella bella Pardina — una vespa, in lega col diavolo — aveva una così grande confidenza: che accettava con tanta semplicità delle elemosine e veniva in persona a pagare i debiti della sua gratitudine, tutto ciò era un fatto così strano e inesplicabile anche per una testa lucida e pratica, che il povero signore cadde di confusione in confusione. Non restava che di toccare un altro tasto, quello della prosa, e non perdette tempo. Lì accanto c’era uno stipetto con qualche inezia elegante, e vi mise subito la mano.
Beatrice, passato il primo impeto, capì di essere caduta in un tranello, e credette di vedere in questo gioco la mano di Palmira.
Le parole del cavaliere, togliendole l’ultima illusione, l’irritarono e le diedero la forza di reagire.
Ma nell’alzarsi, nel ritrarre il braccio a sè vide risplendere un non so che, un oggetto d’oro, un braccialetto....
Un gran buio invase gli occhi suoi, un gran tremito in tutto il corpo le fece temere di venir meno, di stramazzare in terra. Si appoggiò colla mano alla sponda di una poltrona, abbassò il capo avvilita, incapace fin di piangere, fin di muovere le labbra a un