Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/27


— 17 —

col piano e coll’orchestrina a Porta Genova. Aspetta la risposta fino alle cinque: dopo si ritiene sciolto da ogni obbligo con noi. Questa è bella, Palamede! che si dovesse ballare senza sonatori? Vola, metti le ali ai piedi e il cimiero in testa e ferma il fellone, o si va tutti quanti sull’Uomo di Pietra. Questa è una. C’è stato poi anche il padrone del Caffè Carini a dire che ha sete.

— Cioè? — chiese il Pianelli, che ascoltava col viso duro, rosicchiando lentamente la sua bellissima unghia lunga.

— Ha contato cento storie. Vorrebbe almeno qualche acconto per il servizio dei mesi scorsi. Pare insomma che stasera voglia far sciopero anche lui. Io gli ho detto che non sono cassiere, nè figlio di cassiere, ma che ti avrei parlato. Pazienza i suonatori! ma se mancano anche i sorbetti, numi del cielo, che fia di noi?

Le declamazioni del Bianchi non riuscirono a far ridere il Pianelli, che disse con un accento freddo e monotono:

— Vorrei sapere chi è quell’imbecille che si diverte a organizzare queste stupide commedie. Si son dati la parola d’ordine....

Il Pianelli, in apparenza tranquillo, faceva ogni sforzo per soffocare lo spavento che tutte queste notizie suscitavano nel suo cuore.