Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 238 — |
di far ridere Beatrice sul conto di quel bellissimo suo cognato in redingotto. Dio, che bellezza!....
Beatrice una volta le fece segno di finirla. La diavolessa s’inginocchiò in terra e si raccolse in una fervida preghiera.
Il Signore stava per discendere in mezzo agli innocenti.
I ragazzi del coro cominciarono un soave: O sacrum convivium, a sole voci, che richiamò la mente di Demetrio dalle strane divagazioni in cui cominciava a perdersi.
Stese in terra il suo fazzoletto di cotone, fresco di bucato, s’inginocchiò e strinse l’anima sua a pensieri più casti e religiosi.
«C’è una grande Provvidenza al di sopra delle nostre tegole, delle nostre miserie e della nostra presunzione, e soltanto chi la nega è indegno di meritarsela.
È questa fede nella forza superiore che sorregge il povero zoppo nel momento che perde il suo bastone, che trae a riva il naufrago nell’atto che la sua barca sta per affondare, che versa la consolazione nella lampada del cuore.
Tu fa il bene per il bene e lascia che Dio aggiusti il conto. Dio è un ricco cassiere che non scappa mai.
Non è l’arte del saper vivere che fa, ma il viver bene, anche sbagliando.