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colla mamma passò a sinistra. Demetrio coi maschietti e col Berretta a destra, in mezzo alla folla che andava raccogliendosi.
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Arabella in tutti i suoi passi sentivasi seguita dall’ombra del suo papà. Aveva promesso di offrire tutti i meriti e tutte le indulgenze del Sacramento in sollievo dell’anima sua: ed ora, nel momento che il Signore stava per discendere fino a lei, la povera orfanella avrebbe voluto offrire il cuore in olocausto.
Venti ragazzi sulla cantoria intonarono il Salutaris ostia. Tutte le testoline raccolte intorno alla Mensa si piegarono avvolte nell’onda mistica di quelle voci bianche. Arabella sola guardava l’altare e pregava, fissa, cogli occhi quasi allucinati. Diceva colla voce del cuore: — Prenditi la mia vita, fammi morire adesso, ma salva l’anima sua, — e quasi le pareva di sentire una mano fresca e leggiera posarsi sulla spalla. L’anima era lì dietro, come una persona che aspetta con pazienza.
L’organo, dopo aver accompagnato i celebranti col suono ripieno delle sue canne maggiori, attenuò a poco a poco le voci, intro-