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caristia, lo aveva imparato in quei giorni da Arabella, che accesa di carità non voleva che Ferruccio per ignoranza commettesse qualche sacrilegio. Il ragazzotto era capace anche di far colazione prima di ricevere il Signore. Ma ora aveva capito bene quel che doveva fare.

— To’, ti ho portato un angiolino, — disse lo zio, scartocciando il suo bel regalo.

Arabella lo accolse con un piccolo grido di gioia:

— Com’è bello! Troppo bello, zio.... Grazie!

Si alzò sulla punta dei piedi e baciò lo zio sulla fronte.

Demetrio a quel contatto di piuma sentì una freschezza ineffabile per tutta la vita e insieme un profumo di.... come dire? un profumo di anima.

A San Lorenzo ripigliarono a suonare a festa.

— Presto, ragazzi, che non c’è tempo da perdere.

Demetrio, caduto in mezzo a quella brigatella di ragazzi, sentiva al di sotto della roccia indurita scorrere, come un fiume, una profonda commozione che cercava modo di uscire. Se non che la vecchia e scontrosa volontà faceva forza e premeva giù. L’uomo selvatico chiudeva strettamente la bocca per non dare adito all’emozione e cercava di mu-