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sorto in un pensiero senza contorni — tè, tè — nel quale si moveva un’altra idea più piccina e più lucente, da cui prendeva lume tutta la riflessione.
— Tè, tè.
In mezzo alle sue tribolazioni egli non aveva mai disperato; però non se l’aspettava così presto.
Ma che diavolo aveva in sè quella benedetta donna, perchè gli uomini dovessero diventar matti per lei?
E senza cessare dal girare il cucchiaino nella chicchera, seguitò, cogli occhi fissi ai vetri:
— Che diavolo?
Cesarino, una testa fantastica, un romantico, si capiva! ma Paolino delle Cascine bastava guardarlo in faccia per vedere che non era un poeta, tutt’altro, anzi era un uomo positivo, quadrato nella base: eppure anche lui, a sentirlo, aveva perduto l’appetito, il vino gli pareva cattivo, gli si velavano gli occhi, gli dolevano le costole, gli tremavano le gambe, e quella donna gli toglieva l’aria. Anche lui, tè, tè....
Collo sguardo quasi cieco, sperduto nei fumi della bella colazione, col pensiero inchiodato a quel punto interrogativo che gli era spuntato per la prima volta in cuore, tornò a chiedere: