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matrimonio che si potesse fare dall’oggi al dimani: bisognava preparare il terreno, e concedere tempo al dolore della vedovanza. Intanto però era per Demetrio un bellissimo aiuto l’alleanza di un uomo come Paolino delle Cascine; e questi dal canto suo nell’alleanza di Demetrio si sentiva tolto dal cuore quel sasso anche lui, che non lo lasciava più vivere.
I due cugini se la intesero. Demetrio avrebbe scritto alla prima occasione propizia; ma prima dovette promettere d’accettare un altro migliaio di lire come anticipazione delle future spese. Non accettò veramente che cinquecento lire per far tacere il padrone di casa.
Intanto era venuto mezzodì. Paolino pagò il conto, salutò Demetrio, che rimase solo a prendere il caffè.
Il signore delle Cascine, coll’anima gonfia di contentezza, traversò svelto come un uccello piazza Fontana, lasciando svolazzare le falde del suo abito di panno, piegò verso porta Romana fino alle Due Spade dove aveva lasciato il cavallo.
Era felice d’aver parlato e si godeva quella felicità come un’anticipazione del resto.
Demetrio, rimasto seduto davanti alla chicchera del caffè, seguitò un pezzo a rimestare nella bevanda cogli occhi fissi ai vetri, as-