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— Scusa.... — si affrettò a dire coi denti stretti lord Cosmetico, che credeva d’aver pregato fin troppo. — Ti chiedo un prestito, non ti chiedo mica l’elemosina, per tua regola.
— Non....
— Scusa, ho creduto di rivolgermi a un amico prima che a un usuraio.
— Ma se....
— Scusa, ti dico. Tu hai ricevuto gli ordini e fai bene a eseguirli. — E qui lord Cosmetico tracciò in mezzo al suo discorso funebre un risolino ancora più sardonico e tagliente del primo. Poi soggiunse, alzandosi: — Scusa il disturbo e procura di dormire i tuoi sonni tranquilli.
Pardone lo guardò con un occhio piccolo e cruccioso. Che cosa voleva dire il signore?
Coll’aria alta e principesca che sapeva assumere nei grandi momenti, lord Cosmetico gettò i sei soldi dell’assenzio sul vassoio e uscì dritto dritto in un pezzo come se avesse ingoiata una canna di fucile.
Stette un momento sulla soglia a contemplare l’unghia lunga del dito mignolo, che era il suo modo di riflettere nei momenti più gravi e pensò di passare di là, al Caffè Campari, in cerca di un certo Guerrini, detto anche il Bòtola, che prestava volentieri al trenta per cento. Ma la piazza era così piena di gente in quel momento....