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soldi per antipasto, rese pensierosa la buona sorella Carolina, che una sera, coltolo solo nell’orto, lo tirò sotto un capanno di zucche e cominciò a dirgli colla sua flemmatica bontà:

— Tu hai qualche dispiacere, Paolino.

— Io no.

— Sì, tu hai qualche dispiacere che non vuoi dire.

— Ti dico di no.

— C’è qualcuno che ha detto male di te o che ti invidia?

— Chi vuoi, cara te?

— Hai venduto male le bestie?

— Tutt’altro.

— Ti fan male le scarpe?

— Mi vanno benissimo — disse Paolino, mettendo innanzi un piede grande come un basamento.

— Allora è segno, — soggiunse la sorella, posando le mani giunte sul grembiale — è segno che vuoi prender moglie.

Paolino, appoggiate le due braccia ai ginocchi e il volto ai due pugni stretti, disse con un piglio sgarbato:

— Nel caso, non sarei io il primo.

— Avresti dovuto già farlo. Hai fissato l’occhio su qualcheduna?

Paolino tentennò il capo e fissò gli occhi in fondo in fondo sopra una siepe di sam-