Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
— 206 — |
soldi per antipasto, rese pensierosa la buona sorella Carolina, che una sera, coltolo solo nell’orto, lo tirò sotto un capanno di zucche e cominciò a dirgli colla sua flemmatica bontà:
— Tu hai qualche dispiacere, Paolino.
— Io no.
— Sì, tu hai qualche dispiacere che non vuoi dire.
— Ti dico di no.
— C’è qualcuno che ha detto male di te o che ti invidia?
— Chi vuoi, cara te?
— Hai venduto male le bestie?
— Tutt’altro.
— Ti fan male le scarpe?
— Mi vanno benissimo — disse Paolino, mettendo innanzi un piede grande come un basamento.
— Allora è segno, — soggiunse la sorella, posando le mani giunte sul grembiale — è segno che vuoi prender moglie.
Paolino, appoggiate le due braccia ai ginocchi e il volto ai due pugni stretti, disse con un piglio sgarbato:
— Nel caso, non sarei io il primo.
— Avresti dovuto già farlo. Hai fissato l’occhio su qualcheduna?
Paolino tentennò il capo e fissò gli occhi in fondo in fondo sopra una siepe di sam-