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pensiero, divennero, al confronto della bellissima vedova di Milano, figure scialbe di camposanto.
Quella donna l’aveva commosso, gli aveva rotto il cuore con quel suo piangere sfrenato, con quelle scene di tenerezza e di dolore. Quando essa si tirava vicini i ragazzi, e se li stringeva al cuore, Paolino scappava sempre nei prati a piangere anche lui come un ragazzo.
Ora che Beatrice non c’era più, sentiva una specie di caverna di dentro. Prova a ragionare, se puoi, in queste faccende!
Capiva anche lui che una cosa è prendere moglie secondo le regole di natura e un’altra è sposare una vedova con tre figliuoli. Per quanto un uomo sia ben provveduto del suo, per quante ragioni il cuore metta all’ordine del giorno, tre figliuoli son sempre tre figliuoli. La gente vuol parlare, e Paolino, animo già non troppo coraggioso, si sentiva impaurito dal pensiero delle ciarle che si sarebbero fatte.
Ma ormai non sapeva pensare ad altro. Non mangiava più, usciva la mattina col cappello tirato sugli occhi, prendeva una strada qualunque attraverso i prati, andava un gran pezzo, coi piedi nell’erba, col capo nelle nuvole, finchè, sentendosi isolato nella silenziosa solitudine, si metteva a sedere sul mar-