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VII.
Anche Arabella in mezzo alle scosse della sua casa usciva quasi trasfigurata. Non più bambina oramai, perchè aveva già troppo sofferto, e non abbastanza donna perchè non aveva ancora sofferto abbastanza, la sua figura pareva diventata più grande nella malinconia, gli occhi chiari si riempivano ogni momento di pensieri, una piccola ruga guizzava spesso nell’infossatura dei sopraccigli e la meschina era sempre in sospensione, in attesa, in paura o di qualche nuova disgrazia, o di una baruffa, o di un brutto incontro.
Il piangere, senza lasciarsi scorgere, il mangiare poco e male fingendo d’averne abbastanza, il dormire affannoso, e quando non dormiva, quel continuo rotolare nel letto, quel sobbalzare improvviso a un improvviso abbaiamento.... Quante volte le pareva di udire la voce di Giovedì lamentarsi sulla scala! e insieme un’altra voce d’uomo che cerca la carità, che si raccomanda!