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VI.


— Mostri di donne! — non cessava dal ripetere Demetrio, dopo questa scenaccia, stringendosi il capo nelle mani.

Di queste scene, più o meno rumorose, ne scoppiava una o una e mezzo quasi ogni settimana, e non ci volle che la testarderia del chirurgo per resistere agli strilli, alle lagrime, all’odio, che la cura suscitava nella vittima.

Quando non ne poteva più, stava a casa e si faceva desiderare per tre o quattro giorni. Subito arrivava un bigliettino, o veniva Arabella in persona a rabbonirlo, a chiamarlo indietro sul campo di battaglia, dove, quando non si moriva di disperazione, si moriva di fame.

E questa vita durò tutta la quaresima, una vera quaresima di Galeazzo!

Da una parte era un continuo studio per risolvere il problema dei bisogni quotidiani — quelli del pane e della minestra, — e per avviare la famiglia sopra un sistema razionale e possibile.