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dimostrare che si trattava di un modesto vestito di lutto, che aveva ordinato lei: ma Demetrio non volle sentire ragioni.

— O pago io, o pagate voi: o comando io, o comandate voi. Questa roba io non la ricevo: la porti indietro e faccia presto.

Beatrice portò il fazzoletto agli occhi e scappò via, esclamando:

— È troppo! non ne posso più.

Il dialogo continuò sulla porta tra la bella biondina dagli occhi di falco e l’orso della Bassa. Quella cercava di farsi avanti: e questi faceva di tutto per chiuderle l’uscio sul naso. Dopo un mezzo minuto di ginnastica, l’Elisa, che aveva tutte le ragioni per perdere la pazienza e che dalle lagrime della sora Beatrice aveva capito all’ingrosso con chi aveva a che fare, aprì le valvole a una eloquenza che non ha niente a che fare con quella di Demostene, ma che macina più di dieci molini a vapore.

Demetrio, irritato, ostinato in quella grande impresa di riordinamento e di economia, non ripeteva che due frasi:

— Non pago niente...., non ho ordinato niente....

Seguitava ad alzare la voce, cercando di aiutarsi sempre più colle mani per cacciar via quella vespa, che, tolta la scatolona dalle mani della piccina, continuava invece a farsi