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Forse parlava in lei anche un piccolo rimorso per il male che aveva fatto a Cesarino. Promise insomma di far tutto ciò che era nelle sue mani per aiutare la vedova disperata. Mandò subito qualche denaro di nascosto, perchè la tribolata creatura potesse comperarsi almeno una spilla di lutto.
Ma la più gran scena scoppiò una mattina, un venti giorni dopo la morte di Cesarino, quando l’Elisa sarta portò a Beatrice e alla figliuola i vestiti di lutto.
Per caso c’era anche Demetrio, che accolse la bella biondina con una faccia di spauracchio.
— Che roba è? chi l’ha comandata? — dimandò bruscamente, mentre cercava di guardare nella scatola.
L’Elisa, la bionda Elisa, a cui stava bene la lingua di porta Ticinese in bocca:
— Cosa gh’è? — esclamò. — Semm al dazi?
— Son ciarle inutili — gridò subito Demetrio per farla finita. — Io non ho ordinato nulla: dunque porti indietro questa roba.
— Come porti indietro?
— Sì, indietro.... Non ho comandato nulla....
— Ma io non so nemmeno chi sia lei.
— Se non lo sa, se lo faccia dire. Io non pago se non ciò che ordino.
Beatrice accorse al battibecco e cercò di