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d’una bella donna, le felci magre e lunghe, i muschi morbidi come il velluto, l’edera coi suoi capricci, ed anche il rosmarino, anche l’insalata dalle coste dure...., il verde, insomma, in tutte le sue modeste e ricche varietà, quel benedetto verde, che par fatto per il riposo del corpo e dell’anima.

Nato anche lui nel bel mezzo dei prati lombardi e da una gente abituata chi sa da quanti anni a rovistare nell’erba, aveva nel sangue l’istinto fantastico della natura verde e silenziosa, della quale sapeva intendere le voci più misteriose; era un vero appetito d’erba, che gli faceva costruire in tre o quattro cassette di legno sopra le tegole bruciate un campionario di quella natura, ch’egli sognava quasi tutte le notti.

Quando voleva poi pigliarsi una boccata d’aria, andava a passare la domenica alle Cascine Boazze, poche miglia fuori di porta Romana, quasi sotto il campanile di Chiaravalle, la terra classica del verde, delle marcite, delle praterie color smeraldo, lunghe, larghe, distese a perdita d’occhio, sprofondate tra i filari dei salici grigi e dei pioppi tremolanti.

Suo cugino Paolino Botta, presso il quale si era ricoverata la famiglia di Cesarino dopo la disgrazia, era figlio d’una sorella di sua madre. Si volevano un gran bene, fin dal tem-