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IV.


Demetrio abitava tre stanzucce poste all’ultimo piano d’una vecchia casa di via San Clemente, alle quali si accedeva per una scaletta semibuia a giravolte, come quella di un campanile.

Una volta giunti lassù si aveva il compenso dell’aria e d’una grande occhiata sopra i tetti. Una piccola ringhiera menava a un terrazzino esterno, sul quale dal giorno che il nuovo padrone era venuto ad abitare in quella casa si distingueva una giovine vite del Canadà, che teneva il piede in un barile.

Nella bella stagione verdeggiavano e serpeggiavano avviluppati ai ferri alcuni rami di fagiolo, che aprono i bei campanelli bianchi, rossi, violetti, e mandano i filamenti a carezzare il muro; da alcuni trespoli piovevano sul tettuccio sottostante dei ciuffi spessi di garofano.

Ma più che i fiori, Demetrio amava le erbe, le erbe semplici, vestite soltanto di verde, le tredescanzie, che sembrano capelli sciolti