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la pelle infiammata come un gruppo di biscie. Il cavalier Balzalotti, che finiva di dare l’ultima occhiata alla Perseveranza, gli fe’ segno d’aver pazienza e di lasciarlo dire.
— Lei, — soggiunse il Chiesa col suo bel risolino sardonico, — lei parla così, perchè anche lei mangia alla greppia. Ma lasciamola lì. Non sono venuto per cercare la carità a nessuno, ma soltanto per far valere dei diritti.
— Che diritti?
— Suo fratello prima di morire mi aveva promesso settecento lire per vedere di finire questa causa.
— E così?
— Ci ho qui ancora la lettera, nella quale Cesarino mi diceva di andare avanti, di fare i primi passi coll’avvocato, di battere il ferro mentr’era caldo; che in quanto ai denari li avrebbe trovati lui, anzi mandò lui stesso un acconto di duecento lire all’avvocato Ferriani. Io sono andato avanti, ho battuto il ferro, e per Dio, non si lascia neanche un malfattore impiccato a mezzo sulla forca. L’avvocato ha sulla garanzia di Cesarino e nell’interesse dei minorenni smosso della polvere, versato dell’inchiostro, ha unto le mani a qualche cancelliere per far correre la cosa, ha fatto spese in scritturazioni e carta bollata; ma se non ha le settecento lire pro-