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Veniva dunque quel giorno, tutto raccolto nelle sue grinze, quando, arrivato davanti al mercante Simonetta, sentì qualche cosa di morbido sdrusciargli le gambe. Era ancora quella bestiaccia di Giovedì col pelo sporco e arruffato, cogli occhi malati, che gli teneva dietro da cinque minuti senza che egli se ne accorgesse.
— Marcia via! — disse, alzando un poco il piede per farlo scappare.
Il cane, tiratosi indietro un passo, si fermò col muso in alto a guardare l’uomo, con occhi pieni di malinconia, dimenando il suo soldo di coda lungo un dito.
Quando Demetrio si mosse per continuare la sua strada, la bestia seguitò a pedinargli dietro come se seguisse il suo padrone. Demetrio si fermò un’altra volta sull’angolo degli Speronari e il cane si fermò anche lui e tornò a dimenare il suo soldo di coda, guardando sempre con quegli occhi....
Allora Demetrio finse di entrare nella porta del fiorista, ma vide che il cane gli andava dietro. Pensò se c’era vicina una chiesa con doppio ingresso per fargli perdere la traccia, ma di chiese non ce ne sono in quel tratto.... La bestia poteva anche essere arrabbiata: arrabbiata o no, non voleva avere a che fare con lei e con nessun altro di quella casa....
Guardò in su e in giù se vedeva una guar-