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misterioso in cui aveva sentito parlare alle Cascine, le poche frasi udite all’entrare in sala, avevano già detto alla povera tosetta che una grande disgrazia stava sulla sua casa e che forse lo zio Demetrio meritava di essere ascoltato.
Dalla cucina veniva un gran chiasso di voci e un gran picchiamento.
— Che fanno quei matti? — chiese Beatrice.
— Dicono che hanno fame e picchiano sulla cassa della legna. Il lattivendolo non è venuto, e nemmeno il fornaio.
— Hai mandato Ferruccio?
— Ma non c’è.... — rispose Arabella con una leggera impazienza, in cui si sentiva il tremito del pianto.
— Bene; di’ loro che stiano quieti che adesso vengo subito.
— Settimo: Conto non quietanzato del farmacista....
— Scusate, Demetrio, — interruppe questa volta con un atto d’impazienza Beatrice — io non so nulla di questi conti che dite voi....
— Non volete dire con ciò che me li invento io....
— Non sono in grado di dire se questi conti siano o non siano stati pagati. Lasciateli qui che li farò vedere a mio padre....
— Non cerco di meglio.... Ma non vorrei