Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/133


— 123 —

misterioso in cui aveva sentito parlare alle Cascine, le poche frasi udite all’entrare in sala, avevano già detto alla povera tosetta che una grande disgrazia stava sulla sua casa e che forse lo zio Demetrio meritava di essere ascoltato.

Dalla cucina veniva un gran chiasso di voci e un gran picchiamento.

— Che fanno quei matti? — chiese Beatrice.

— Dicono che hanno fame e picchiano sulla cassa della legna. Il lattivendolo non è venuto, e nemmeno il fornaio.

— Hai mandato Ferruccio?

— Ma non c’è.... — rispose Arabella con una leggera impazienza, in cui si sentiva il tremito del pianto.

— Bene; di’ loro che stiano quieti che adesso vengo subito.

— Settimo: Conto non quietanzato del farmacista....

— Scusate, Demetrio, — interruppe questa volta con un atto d’impazienza Beatrice — io non so nulla di questi conti che dite voi....

— Non volete dire con ciò che me li invento io....

— Non sono in grado di dire se questi conti siano o non siano stati pagati. Lasciateli qui che li farò vedere a mio padre....

— Non cerco di meglio.... Ma non vorrei