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Beatrice arrossì, si rizzò sulla sua persona, e tornò a guardare il cognato orangoutan, con una espressione di sarcasmo e di paura.
Demetrio, sempre a capo basso, col coraggio inesorabile e pietoso del chirurgo che opera sulla carne viva, scorrendo uno dopo l’altro quei benedetti conti, seguitò:
— C’è un conto anche dal pizzicagnolo, circa duecento lire; c’è quello della sarta Schincardi, un’ottantina di lire anche qui. C’è persino un vecchio conto del pasticciere Dragoni, che risale nientemeno che al battesimo di Naldo e che non fu mai pagato. Anche questa non è polenta.... Conto del calzolaio Bianchi in lire.... cin.... cin.... quecento settantasei.... Una bagattella!.. Conto non quietanzato De Paoli per tap.... tappezzeria.... dice tappezzerie? duecento quarantacinque e settantanove c....entesimi.
Man mano che leggeva, la fronte del bifolco si rimpiccioliva nella contrazione delle ciglia in un gruppetto di grinze, sulle quali veniva a cadere a foggia di tettuccio il piovente duro e diritto dei capelli.
Arabella entrò col vassoio del caffè e col bricco in mano. Con la prontezza della sua intelligenza essa aveva già capito che in quel suo zio ruvido e bifolco c’era l’angelo custode travestito da ortolano. La scomparsa improvvisa del papà, la fuga precipitosa, il modo