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— Io credo di sì.

— Il signor Boffi dice di no....

Beatrice cominciò a guardarsi intorno, come se cercasse un testimonio. Non vide che gli occhi amorosi di Giovedì, che la contemplavano con soave tenerezza.

Vedere il povero cane e sentirsi tutta rimescolare fu un punto solo. Ruppe in un singhiozzo, stese le braccia alla bestia, che le saltò in grembo, e si rannicchiò a piangere anche lui.

— Dove sei stato fin adesso? o povero Jeudi, o Jeudi.... dov’è il tuo padrone?

Giovedì rispondeva alla sua maniera, mugolando.

Demetrio chinò il capo, lasciò cadere la mano sul ginocchio e aspettò che la padrona e il cane finissero di piangere.

Cogli occhi fissi nel vuoto, il pover’uomo pensava al numero dei gradini che Beatrice doveva fare per discendere dal suo trono di cartapesta fino alla triste realtà, che la circondava da tutte le parti.

— Non fu pagato questo, come non furono pagati gli altri — riprese a dire con un tono uguale e freddo, dopo un istante. — C’è qui un altro conto del signor Cena parrucchiere per.... per.... saponi e profumerie.... lire 56.... Diavolo, questo non è nemmeno pane di segale.