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il primo, — oltre ad una nuvola di debitucci, venivano ad aggiungersi ora questi tre semestri della pigione. Un abisso, insomma!

Guardandosi intorno, restò meravigliato del lusso del gabinetto. Tanto di tappeto in terra, candelabri di bronzo dorato sul camino, poltrone di velluto, specchiere, stipetti di vetro.... Sopra un tavolino posto in mezzo alla sala erano schierati i ritratti di famiglia in piccole cornici di legno traforato. Cesarino era rappresentato in quattro o cinque guise: — in divisa militare, in borghese, colla barba, senza la barba, sempre elegante. Il più grande di questi ritratti lo riproduceva in abito nero, col largo sparato bianco sul petto, con i piccoli favoriti alla lord, e la sigaretta nella punta delle dita. I ragazzi facevano diversi gruppetti — fra cui uno di Naldo che usciva da una cesta di vimini con su scritto: «Pacchi postali».

Un pianoforte verticale era posto di sbieco nel cantuccio tra la finestra e il caminetto. — Arabella da un anno prendeva qualche lezione dal maestro Bonfanti, l’organista di San Sisto, e faceva già qualche progresso. Ma di tanto in tanto anche la mamma metteva le mani sul cembalo, per quanto intendesse la musica come una testuggine.

Di contro alla specchiera, in una cornice d’oro ovale spiccava un grande ritratto ad