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— Sì, sono io....

— Me ne congratulo tanto — continuò l’altro dimenando il bastone come una coda. — Quel caro suo fratello non poteva farmi un servizio più bello.

Qui prese la parola il Berretta che, più scialbo del solito nel suo panciotto di fustagno pieno di filacce, colla suggezione naturale di chi parla alla presenza di un’autorità, spiegò come el sor ragionatt non fosse altro che il padrone di casa.

— Proprio un bel servizio! — seguitò quella brava persona, che possedeva tre o quattro case in Milano, — proprio un bel servizio. Non bastava non pagare l’affitto e tirare in lungo con delle scuse: no: bisognava anche dare uno scandalo, fare parlare le gazzette e deprezzare lo stabile. Qualcuno me li deve pagare i danni, non c’è santi, e io guardo lui....

Demetrio mosse due volte il capo e guardò con un certo stupore el sor ragionatt come per dire: Che ci entro io...?

— L’è inutile che adesso mi faccia gli occhi.... Io guardo lui. Sono tre semestri in arretrato che devono essere pagati subito, o metto il sequestro sulla mobilia, io. Roba da ridere! non posso farmi pagare dai morti, e guardo i vivi. Come se a Milano mancassero i fossi per annegarsi. Bisognava proprio impic-