Pagina:De Marchi - Demetrio Pianelli, 1915.djvu/113


— 103 —

della bassa pianura. Di tristezza traboccò anche il cuore di Demetrio, che, dopo due giorni di scosse e di irritazione, nel punto che tiravano Cesarino dal carro, sentì al disotto dei vecchi rancori irrugginiti agitarsi un sentimento molle e fraterno di carità e di compassione.

Povero figliuolo, povero martire..., così giovane..., andava ripetendo una voce in fondo al cuore, al disotto di quel gran mucchio di reminiscenze dolorose e cattive che pesavano sulla coscienza come un sacco di chiodi pungenti.

Due lagrime dure spuntarono nell’angolo degli occhi, stagnarono nella pupilla e gonfiarono la testa di vapori.

I becchini, toltasi la bianca cassa di larice sulle spalle, si avviarono attraverso ai cumuli di terra per un campo melmoso sotto la pioggerella. Demetrio li seguì. Stette a vedere la cassa scomparire nella buca, sentì la terra molle cadere sul legno. Data una robusta scossa ai pensieri che gli tiravano il capo sul petto, disse con un sospiro: Amen.

Ritornò in città ch’era già buio, senza mai accorgersi che dietro di lui, col muso basso, camminava un cane. Traversò strade, stradette, piazze e vicoletti col suo passo pesante di bifolco, crollando di tanto in tanto la testa come un cavallo stanco di portare il ba-