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A questa ingiuria, che andava a colpire la santa memoria di sua madre, Demetrio chiuse l’uscio sul muso all’ex-sergente, e da quel dì — cioè da dieci o dodici anni in qua — non si eran parlati, non si eran guardati più in viso.
Demetrio sollevò un momento gli occhi alla cassa e si sforzò di perdonare sinceramente a quel poverino. La morte paga tutti i debiti: cioè non tutti.... pur troppo....
Pur troppo eran passati gli anni, durante i quali Demetrio, lasciato l’impiego provvisorio della Curia, era entrato col grado di terzo bollatore all’ufficio del Bollo straordinario, collo stipendio di mille e trecento lire: poi, per speciale protezione del cavalier Balzalotti, era stato assunto al grado di commesso gerente in uno dei tanti uffici del registro con cento lire di aumento.
Cesarino, sempre coll’aiuto e colle raccomandazioni del vecchio cavalier Menorini, col suo bel congedo in regola e colle sue medaglie commemorative, non stentò a trovare un impiego. Entrò dapprima nel personale viaggiante delle Poste sui battelli a vapore del lago di Como; poi ottenne un posto di ufficiale a Melegnano, dove fece conoscenza coi Chiesa, e dopo qualche anno venne traslocato a una Sezione dei vaglia a Milano, con lo stipendio di duemilacinquecento lire.