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Solamente nelle vacanze Cesarino passava qualche dì a casa.
Tutto lindo e ripicchiato nella sua divisa di panno nero coi bottoni d’argento e coi ricami d’oro, coi ricciolini pettinati e scompartiti sulla fronte, s’imbatteva in Demetrio che usciva dallo stallone, colle gambe nude fino al ginocchio, i piedi in grossi zoccoli di legno, con in mano una forcona, col corpo sordido e pregno di quel grasso odore che stilla dai letti marci.
Era un miracolo se questi due fratelli, incontrandosi, si dicevano un "ciao" a mezza bocca. Stavano a guardarsi un istante, sorpresi, quasi meravigliati l’uno dell’altro, e si voltavano le spalle. Per fortuna alla cascina Cesarino si fermava poco, perchè il resto delle vacanze andava a passarlo colla mammina sul lago di Como.
La bella Angiolina dopo otto anni di matrimonio, presa dalla malaria, curata male, morì in preda a una terribile febbre d’infezione.
Pà Vincenzo rimase indietro più stupido e più rovinato di prima. Cominciarono i sequestri: l’Ospedale diede la disdetta d’affitto, e da padroni i Pianelli divennero servitori.
Quando sarebbe toccato anche a Cesarino di dare una mano a salvare la casa che barcollava, sempre per consiglio del cavalier Me-