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ria. Ma che da più anni in qua quest’ultima predominò nella capitale; ove le colonie estere esercitandovi la loro influenza si morale che materiale, lucrarono delle ingenti somme nelle diverse intraprese loro affidate.

I nostri connazionali, osserva l’egregio De Lorenzo, benchè si fossero adoperati in diverse occasioni ad offrire al governo Egiziano le loro facoltà intellettuali, le loro cognizioni, non riuscirono a farsi valere, per mancanza d’energia da parte di chi trovasi incaricato di rappresentare la nostra nazione.

Più oltre il Signor De Lorenzo, per far rilevare l’inerzia di quell’autorità consolare italiana, e mettere in evidenza il suo patriottismo, porta a nostra cognizione che nove anni or sono, in Abissinia e precisamente nel territorio di Sciotel, i nostri connazionali ottenevano un’estensione di terreno della superficie di 30 leghe quadrate per fondarvi una colonia agricola, ma che i componenti della prima spedizione giunsero sempre nei terreni di loro pertinenza depredati di ogni sostanza, estenuati di forze morali e materiali, nell’impossibilità di effettuare i loro disegni.

L’autore, deplorando un simile stato di cose, fa delle grandiose proposte al nostro governo tendente al bene dei suoi connazionali in Egitto, che noi, non crediamo di portare a conoscenza dei lettori, sia per non