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no dote peculiare di un animo fermamente convinto e risoluto.

3. Le ragioni per cui io credo e sostengo che, ove mai si verrà a patti con l’Abissinia, il nostro Governo può vittoriosamente propugnare l’annullamento della cessione fatta da Bonichi, e quindi anche la rivendicazione di Sciotel, sono le seguenti:

a) Il Governo egiziano non mantenne i patti stipulati con Bonichi. b) I diritti su Sciotel non appartenevano solo a Bonichi, anzi in massima parte appartenevano ad Emma ed Elena Zucchi. c) Il Principe Haylù avea espressamente vietato che il territorio si potesse cedere per danari.

4. Fu nel 1872 che il Bonichi cedette Sciotel al Governo egiziano; e propriamente (come egli mi scriveva dal Cairo agli 11 Dicembre 1876) fu a Massaua che «dal Governatore Munzinger, in nome di S. A. il Kedivè, mi fu promesso in corrispettività, a titolo di rimborso di spese, Lire egiziane settecento, ed, in compenso delle mie penose fatiche e sofferenze, una pensione mensile di 12 lire.

Il Governo italiano, da me informato, incaricò questo Console generale de Martino di assistermi e farmi conseguire in Cairo quanto avevo fissato e concordato a Massaua; ma con questa assistenza e dopo una lungaggine di una decina di mesi, non potei avere altro che il rimborso suddetto; ed invece della