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gevole volume, pubblicato nel 1847, e da me più volte rammentato.

Ma le sue forti ed aspre rampogne, ben meritate al tempo in cui egli scriveva, sarebbero ora ingiustissime e del tutto immeritate; poichè non vi è quasi un punto solo dell’Africa, fin oggi conosciuto, che non porti impresse orme italiane. E numerosa è la falange dei dotti ed arditi viaggiatori nostri che, coi loro studii, le loro esplorazioni, e le loro scoperte, contribuirono largamente ad arricchire la geografia dell’Africa portentosa.

Non ho la pretesa di fare un elenco minuto di tutti i nostri concittadini che viaggiarono in quella parte del mondo, e dei nostri missionarii che ivi sparsero per lunghi anni il seme della vera civiltà: rammenterò soltanto quei nomi che i miei modesti studii geografici e la mia memoria mi suggeriscono.

Dal 1840 al 1880 furono in Africa i Missionarii Dejacobis e Montuori, il P. Felicissimo da Cortemiglia, l’Ab. Beltrami: E. Casalis vi dimorò per ventitre anni, e l’E. Cardinale Massaia per ben trentacinque anni nell’Abissinia meridionale. Miani al Mombuttù; Gessi, strenuo abolizionista della schiavitù nelle province dell’alto Nilo, nel Sudan, e nelle province equatoriali dell’Egitto. Antinori, Issel, Beccari O. furono nei Bogos a scopo scientifico e per riferire sulla colonia