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come italiane le nostre merci, contentandoci, per i primi anni, anche di un modestissimo lucro.

Nello introdurre e far conoscere i nostri prodotti ci saranno di grandissimo aiuto i nostri medesimi emigranti, come giustamente osserva un mio pregevole amico, il sig. Cosmo Riccioli. Questo egregio patriotta, dopo aver cospirato e sparso il suo sangue per vedere l’Italia una ed indipendente, lavora indefessamente per redimerla dal servaggio economico, che non è certamente meno duro e pesante del servaggio politico. Egli fu sopraintendente della sezione italiana all’Esposizione universale di Melbourne; alla mostra generale italiana di Torino, per incarico avuto dalla Provincia, dal Municipio dalla Camera di commercio, e dal Banco di Napoli studiò a fondo i presenti rapporti commerciali che l’Italia ha con l’Australia, fece dei progetti per l’avvenire, e pubblicò sul proposito due pregevolissime monografie.

Sul danno enorme, che in quelle lontane regioni, arreca all’Italia il monopolio del commercio italiano esercitato dagli stranieri, e sulla facilità di far conoscere i nostri prodotti per mezzo degli emigranti italiani, egli scrisse assennatissime parole, ispirate dal più fervente amor di patria. Ed io, per destare i nostri commercianti e far sì che, nel Mar Rosso, non cadano nella medesima pania in cui si sono inveschiati in America ed