Pagina:De Lorenzo - Sciotel - Vicende della colonia del Padre Stella e progetto per restaurarla, Napoli 1887.pdf/197

certo noi oggi non avremmo castagni, quercie, olivi ecc. ecc. E se noi vogliamo affidare alla terra dei semi che fruttino subito ed unicamente per noi, vuol dire che siamo un popolo destinato fatalmente a perire! abbandoniamo le grandi idee, le grandi colture, e restringiamoci a coltivare cavoli e carote!

Il fine ultimo adunque, cui tende il mi progetto, è grande, sublime, ispirato dal più ardente amore di patria; poichè io sogno, ad occhi aperti però, io sogno per la nostra Italia il più vasto, il più ricco impero coloniale del mondo!

Desidererei che si tornasse ai tempi del Tu regere imperio populos Romane memento; e, per conseguire siffatto ideale, occorrono naturalmente mezzi adeguati, grandiosi. Ma ciò non impedisce che altri, forse più pratici di me, si contentino del profitto del capitale impiegato, e non chiedano altro che il loro utile, poco curandosi della politica e dello avvenire della nazione.

E sia: non si spaventino codesti signori, chè io non chiederò centinaia di milioni; il mio progetto si può attuare, o per dir meglio si può iniziare sia modestamente con poche centinaia di migliaia di franchi, sia grandiosamente con le centinaia di milioni.

Il tutto sta nel fine che si vuole conseguire (come si vedrà meglio nella parte tecnica); si possono coltivare da cento ettari di ter-