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istante l’osservazione anche alle nazioni dei nostri tempi per convincersi che le più ricche e più rispettate nel consorzio delle potenze sono appunto quelle che hanno dato un maggiore impulso alla politica coloniale: anzi di questa han fatto parte integrale del loro programma politico. Citeremo a tal riguardo la vecchia Inghilterra maestra, certamente, di colonizzazione al mondo intero. Ed anche la Francia, comprendendo gli immensi vantaggi di una politica coloniale, sulle orme dell’Inghilterra, anzi, in molti punti, rivaleggiando con questa ha piantato la sua bandiera in lontani lidi. Che cosa era l’Olanda tre secoli e mezzo addietro, prima che i suoi vascelli si spingessero nel mare di Celebe e avessero conquistato Giava e le Molucche?

L’Italia pure era stata destinata a rappresentare una brillantissima parte nell’arringo coloniale, ma le oppressioni dello straniero prima, la insipienza di chi la governo dopo hanno preclusa ogni via, facendo nascere solamente lo sconfortante fatto dell’esodo continuo dei nostri contadini, dei nostri operai dei tanti affamati che abbiamo in casa nostra, in America. Oramai si conosce che l’America, sfruttata da ogni parte, non è più la terra prommessa e che anche colà si può morir di fame come altrove. Ma, indipendentemente da ciò, è brutto vedere che una nazione grande come l’Italia non abbia ancora