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14 la sesta crociata.

tuo prode nè per tuo vantaggio; poiché, se tu ne avessi tutti perduti, tu non ne saresti già più povero, ed in così non più ricco se tutti salvati? Certo dunque il tuo minacciare è per nostro profitto, non per tuo, quando noi il sappiamo conoscere e intendere. Or bene dunque Siniscalco, seguitò il Re, di queste tali minacce noi dobbiamo intendere che se ci ha in noi cosa a Dio dispiacente, che noi la debbiamo rattamente levare e così per simigliante vi debbiamo riporre ciò che sappiamo essergli in piacere che sia fatto. E se così faremo Nostro Signore ci donerà più di bene in questo mondo e nell’altro che non ne sapremmo divisare, e se faremo altrimente, egli farà di noi ciò che il Signore fa del malvagio sergente, il quale, se per la minaccia non si corregge, ed il Signore lo fiere nel corpo, ne’ beni e sino a la morte, e a peggio se possibile è anche. Dunque in così farà Nostro Signore al peccatore malvagio che per sua minaccia non si vuole ammendare, e lo colpirà in sè e nelle cose sue crudelmente.

Il buon sant’uomo Re si sforzò di tutto suo podere a farmi credere fermamente la Legge Cristiana che Dio ci ha donato, così come voi udirete qui appresso. Dicevami dunque che noi dobbiamo sì fermamente credere gli articoli della Fede, che per nullo iscapito che ce ne possa venire al corpo non ci lasciam trascorrere a fare nè dire il contrario. E inoltre diceva che lo inimico dell’umana natura che è il diavolo, è sì sottile, che, quando le genti muoiono, egli si travaglia di tutto suo podere a farle