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lezione preliminare. | liii |
per riprodurre le arcaiche desinenze genitive mis, tis, sis, si vollero allungate le prime forme; da mi usci mis; da ti, tis; e da si, sis; e però, a dire mio signore, o signore di me, si scrisse con Maria di Francia Mis Sire, e poscia messire, da cui venne quel nostro messere, che ora forse solamente ci rende una ragione men dubbia della sua s duplicata.
Volendo ancora dire per ultimo alcune altre poche cose de’ rimanenti pronomi, seguiremo aggiungendo come, sempre dal bisogno di distinguere il nominativo dagli altri casi (o ciò tanto più ne’ pronomi dimostrativi che non potevano ammettere l’ articolo) venne nel nostro volgare la convenienza dello scrivere questi nel soggetto, e di lasciar questo per gli altri casi, e così nel nominativo singolare quelli, e quello nei regimi, facendo per tal modo simili fra loro i nominativi dei due numeri singolare e plurale. Infatti parimente i Francesi dicevano nel nominativo singolare cil, e ne’ regimi pur singolari cel; cil di nuovo nel nominativo plurale, e cels ne’ regimi plurali. Ma, la regola della s caratteristica prevalendo, anche cil nominativo singolare assunse una s e divenne cils, e noi pure, invece di quelli, potemmo, con ischiacciamento della doppia l, scrivere quegli, nè diversamente dicevano cist tanto nel nominativo singolare quanto nel plurale, e cest ne’ regimi singolari, e ces o cez ne’ regimi plurali.
Sui quali pronomi insistendo, mi pare possibile che essi cil e cist non siano dimostrativi semplici e