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xxxvi | lezione preliminare. |
mostrando apertamente di disconoscerla. Così per modo simigliante Bueves soggetto diveniva Buevon regime; Naymes diveniva Naymon; Othes, Othon; Guis, Guion; Karles o Charles, Karlon o Charlon; Odes, Odon; Rauls, Rollon; Pieres, Pieron e Perron; Phelippes, Phelippon; Marsile, Marsilion; Laizre, Lazaron, dandoci ancora ragione grammaticale ed istorica, non solo della varia uscita de’ nomi medesimi, ma sibbene di quei molti re Carlone, re Marsilione, re Namone e simili, che durarono ne’ poeti nostri romanzieri del ciclo di Carlo Magno sino al Boiardo ed al Cieco di Ferrara, e che noi credevamo sinora avere scritto così o per istracurataggine o per induzione sgraziata della rima, e non mai pensando che essi traducevano letteralmente dai Romanzi Francesi anche quelle cotali apparentemente grandiose desinenze, senza però avvertirne le sottili grammaticali distinzioni, le quali avrebbero voluto ch’essi dicessero Carlo, Marsilio e Namo quando questi erano nominativi, Carlone, Marsilione e Namone soltanto qualora questi medesimi erano regimi. Cosi nei nostri Bosoni, Guittoni, Jacoponi non era in origine accrescimento o dispregio, ma solamente una forma di regime, e però si doveva dire: Messer Buoso da Gubbio scrisse alquante rime, Fra Guido o Guitto da Arezzo molte Epistole, ed il Beato Jacopo da Todi moltissimi cantici; e per contrario: Rime di Messer Bosone da Gubbio, Epistole di Frate Guittone da Arezzo, Cantici del Beato Jacopone da Todi.
E già da questa forma medesima noi avremo la