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parte seconda. 263

mie braccia dalla magione del Conte di Alserra sino ai Cordiglieri, quando mettemmo piede a terra al nostro rivenir d’oltre mare. Del cammino ch’e’ prese per andar sino a Tunisi io non ne scriverò niente, perciò ch’io non vi fui punto, e non voglio mettere per iscritto in questo libro alcuna cosa della quale io non sia affatto certificato. Ma noi diremo brievemente del buon Re San Luigi che, quando egli fu a Tunisi davanti il Castello di Cartagine, una malattia di flusso di ventre lo prese. E parimente a Monsignor Filippo suo figlio primo nato prese la detta menagione colle febbri quartane. Il buon Re dovette darsi al letto, e ben conobbe ch’egli doveva decedere di questo mondo nell’altro. Allora appellò i suoi figliuoli, e quando furono davanti a lui, egli addirizzò la parola al suo figlio primo-nato e diedegli degl’insegnamenti che gli comandò guardare come per testamento, e come sua reda principale. Li quali insegnamenti io ho udito dire che il buon Re medesimo li scrisse di sua propria mano, e son tali.


Capitolo LXVII.

Dei santi ed ultimi ammaestramenti ch’esso diede al figliuolo.


«Bel figlio, la primiera cosa che t’insegno e ti comando a guardare si è che di tutto tuo cuore, e sovra tutte cose tu ami Dio, perchè senza ciò null’uomo non può esser salvato; e guardati bene di far cosa che a lui dispiaccia, cioè guardati di peccato: giacchè tu dovresti piuttosto desiderar di soffrire tutte maniere di tormenti, che di peccare