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256 la sesta crociata.

ciale, sergente od altri che sia rapinatore od abusatore nel proprio officio, sicchè debba egli perdere e il detto officio e il servizio nostro, nol sosterranno essi nè celeranno per doni, favori, promesse o altrimenti, anzi li puniranno e correggeranno, secondo richiederà il caso, in buona fede ed equità, e senza alcun odio e rancore. Vogliamo inoltre, tuttochè i detti giuramenti siano presi davanti a noi, che ciò non ostante sieno essi pubblicati davanti i Cherci, Cavalieri, Signori, e Buoni Uomini tutti del Comune, affinchè meglio e più fermamente sieno tenuti e guardati, e che i giuratori abbino paura d’incorrere nel vizio di spergiurio, non già soltanto per lo timore della punizione di nostre mani, o della onta del mondo; ma ben anche per lo timore della punizione di Dio. In appresso noi difendiamo e proibiamo a tutti li detti nostri Balivi, Preposti, Maestri, Giudici ed altri nostri Officiali, ch’essi non giurino nè blasfemino il nome di Dio, della sua degna Madre, e dei benedetti Santi e Sante del Paradiso: ed a simigliante ch’ essi non sieno giucatori di dadi, nè frequentatori di taverne o bordelli, sotto pena di privazione del loro officio, e di quella tal punizione che apparterrà al caso. Noi vogliamo del pari che tutte le femmine folli di loro corpo e communi, sieno messe fuori delle magioni de’ privati e così separate dalle altre persone, e che non verrà loro allogata nè data a fitto qualsivoglia casa od abitazione per intertenervi il loro vizio e peccato di lussuria. Appresso ancora noi proibiamo e difendiamo che nullo de’ nostri Balivi, Preposti, Giudici ed