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252 la sesta crociata.

non l’ho udito giurare o blasfemare Dio, nè la sua degna Madre, nè alcun Santo, nè Santa. E quando egli voleva affermare alcuna cosa, solea dire: veramente egli è così, o: veramente non va mica così. E bene apparve che per nulla cosa egli non avrebbe voluto rinnegare o giurare Dio, quando il Soldano e gli Almiranti d’Egitto vollero che per maniera di sacramento esso ammettesse, rinnegherebbe Dio nel caso ch’e’ non tenesse l’appuntamento della pace da essi voluta: giacchè il Santo Re, quando gli fu rapportato che i Turchi volevano ch’elli fesse tale saramento, giammai non lo volle fare, anzi piuttosto arebbe amato morire, com’egli è messo in conto davanti. Giammai non gli udii nomare nè appellare il diavolo, se non fusse stato leggendo in alcun libro là ove bisognasse nomarlo per esempio. Ed è una vergognosa cosa nel Reame di Francia ed ai Principi mal sedente quella di sofferire ch’e’ sia così soventi fiate mentovato: perchè voi vedrete che l’uno non dirà punto all’altro tre motti per occasione di male, ch’egli non dica: Vattene al diavolo, Fatti da parte il diavolo, od in altre maniere lascibili di linguaggio. Ancora dirò che il Santo Re mi dimandò una fiata, se io lavava i piedi ai poveri il giorno del giovedì ultimo di Quaresima; ed io gli risposi che no, e ch’ella non mi sembrava mica essere cosa orrevole e onesta. Adunque il buon Re mi disse: Ah! Sire di Gionville, voi non dovete punto avere in disdegno e dispetto ciò che Dio ha fatto per nostro esempio, che lavolli a’ suoi Apostoli, lui, lui, che era loro Maestro e Signore: