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248 la sesta crociata.

qua portare ne’ suoi abiti nè vaio minuto, nè picciol grigio, nè iscarlatto, nè staffe e speroni dorati. Le sue robbe erano di cammelino o di perso, e le pellicce e i soppanni delle sue mantelline erano di coniglio o di lepre. Nella bocca sua fu assai sobrio nè divisò giammai che gli si apprestassero vivande deliziose e diverse, ma prendeva paciosamente ciò che gli venia messo dinanzi. Il suo vino attemperava d’acqua secondo la forza d’esso vino, e beveva in calice di cristallo. Comunemente quando e’ mangiava aveva dietro di sè i poveri, che facea pascere del suo servito, e poi appresso donare di suo danaro. Levate le tavole, aveva i suoi Preti che gli rendevano le grazie a Dio. E quando qualche gran personaggio istrano mangiava con lui, egli era loro di molto buona ed amorevole compagnia. Della saggezza sua poi vi dirò io ch’elli era tenuto pel più savio uomo di tutto suo Consiglio; e che quando gli arrivasse cosa a che bisognasse rispondere necessariamente senza rattento, giammai non attendeva egli il Consiglio suo, ma rispondeva di tratto allorchè erano richieste celeritade e drittura. Appresso il buon Re San Luigi procacciò tanto ch’egli fece venire a lui in Francia il Re d’Inghilterra, colla Reina e’ figliuoli per far pace ed accordo intra loro. Alla qual pace fare, erano assai contrarie le genti di suo Consiglio, e gli dicevano: Sire, noi siamo grandemente meravigliati comente voi vogliate consentire a bailire e lasciare al Re d’Inghilterra sì gran parte di vostre terre, che voi e’ predecessori vostri avete acquistate sovra di lui per