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242 la sesta crociata.

duto. Tuttavolta pensavamo che ciò fusse stato qualche cosa caduta in mare, perchè quello scudiero non si moveva nè si âtava in nissuna guisa. E quando noi l’avemmo appercepito di presso, l’uno de’ navicelli del Re lo raccolse, e lo trammise nella nostra nave, nella quale dopo d’essere stato raccolto, ci contò egli come era caduto. E noi gli domandammo, come era ciò ch’egli non s’âtasse altrimenti nè a nuotare, nè a gridare o a far cenno alle genti della nave. Ed egli ci disse che non avea nullo bisogno di farlo, perchè, in cadendo, egli s’era gridato: Ah! Nostra Donna di Valverde! di che la buona Santa Madre Maria lo sostenne per le spalle, e lo sorresse sino a tanto che la galea del Re fu arrivata a lui. E nell’onore della benedetta e miracolosa Vergine e Madre, io ho fatto pingere di ritratto nella mia Cappella a Gionville il detto miracolo, ed anche nelle vetrate della Chiesa di Blecorto ècci alluminato per memoria.


Capitolo LXI.

Come finalmente scendemmo al porto di Yeres in terra di Provenza, e di ciò che ivi avvenne.


Alla fine di dieci settimane, in che noi fummo in mare navigando, arrivammo al porto di Yeres, davanti il castello che era al Conte di Provenza, il quale fu dappoi Re di Sicilia. E la Reina, e tutto il Consiglio del Re lo pregarono ch’ei là discendesse poi ch’egli era nella terra di suo fratello. Ma il Re disse ch’elli non discenderebbe punto, sintanto ch’e’ non fusse in Acquemorte che era sua terra.