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parte seconda. 241

due corpi morti, i quali avevano le mani incrociate sul petto, e dell’ossa loro non ci avea più che le costole le quali s’intertenessero. Ed erano quegli scheletri volti verso Oriente così com’egli è costume disporre gli altri morti fuggiti in terra. E quando noi avemmo ben veduto per tutto, il Re e la sua compagnia ritiraronsi nella nave. Or sappiate che quando noi vi fummo rientrati, ci fallì l’uno de’ marinai; donde il Comito si pensò in lui, ch’elli sapeva bene lo quale era, e com’egli volesse dimorare colà per essere e vivere quindi innanzi penitente e romito. E per ciò il Re a l’ avventura fece lasciare tre sacca piene di biscotto sulla riva di quell’isola erma, affinchè il marinaio, che eravi dimorato, li trovasse e ne vivesse per alcun tempo. Poco appresso arrivò un’avventura in mare nella nave di Messer d’Argones, il quale era l’uno dei più possenti Signori di Provenza: ciò è ch’essendo egli una mattinata in suo letto, il Sole colpivalo sovra ’l viso per un pertugio. Allora il detto Messer d’Argonne appellò uno de’ suoi scudieri, e gli disse che andasse a stoppare il pertugio per ove traforava il Sole: e lo scudiero, veggendo ch’e’ non poteva istopparlo di dentro, uscì della nave, e si mise all’opera nel di fuori, e così andando tentone, gli fuggì un piede, ed egli cadde nell’acqua. Tantosto ch’e’ fu caduto, la nave si allontanò, e non ci avea punto di picciole barche accostate con che poterlo soccorrere. Noi lo vedemmo da lunge stando sul cassero della galea del Re, la quale veniva appresso ben mezza lega lontano dalla nave donde elli era ca-