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230 la sesta crociata.

sue bisogne, e sapere s’egli doveva ritornarsene in Francia, od ancora dimorare colà. E in così ch’egli era su questo proposito, tuttavia istando a Saetta, ch’egli avea pressochè asserragliata interamente, appellò il Legato ch’era con lui, e gli fece fare alquante processioni, richerendone a Dio che gli desse a conoscere lo quale farebbe meglio di suo piacere, o dello andarsene in Francia o del dimorare colà. Un poco appresso che le processioni furono fatte, io era andato un cotal dì coi Ricchi Uomini del paese a diportarmi in un pratello; quando il Re mi fece appellare, ed era il Legato con lui; ed allora mi va a dire esso Legato alla presenza del Re: Siniscalco, il Re si loda grandemente dei buoni ed aggradevoli servigi che voi gli avete fatto, e forte desidera il vostro pro e il vostro onore, e mi fa dirvi, affinchè ne prendiate in vostro cuore alcun solazzo di gioia, che sua intenzione è d’andarsene in Francia di dentro Pasqua che viene. E adunque io gli risposi che Nostro Signore Iddio il lasciasse fare alla sua buona volontà. Dopo queste parole il Legato si partì d’insieme il Re, e mi pregò ch’io gli facessi compagnia sino al suo alloggiamento: ciò ch’io feci volentieri. E là mi fece entrare nella sua guardaroba, e poi cominciò a lagrimare, e presomi per le mani, mi disse: Siniscalco, io son ben gioioso, e rendone grazie a Dio di che abbiate così isfuggito tanti e sì grandi pericoli, da poi che voi siete stato in questa terra; ma d’altra parte io sono molto tristo e dolente di cuore ch’elli mi convenga lasciare le vostre buone e sante compagnie per ritornarmene in