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parte seconda. | 221 |
di mia magione. Allora se ne uscì fuora quel Cavaliere menando gran duolo, e se n’andò verso Messer Gillio il Bruno, che era allora Coonestabile di Francia, il quale se ne venne tantosto a me pregandomi ch’io volessi riprendere quel mio Cavaliere, e che grande ripentenza aveva egli di sua follia. Ed io gli dissi che non fareine già niente prima che il Legato m’avesse donato assoluzione del saramento ch’io ne avea fatto. E il Connestabile se n’andò diverso il Legato, gli contò tutto il caso, e gli richiese che mi volesse assolvere del giuramento isfuggitomi. E il Legato gli rispose ch’e’ non aveva podere dissolvermene, visto che a buon diritto io aveva fatto il saramento, e ch’esso era ragionevole, per ciò che il Cavaliere l’aveva grandemente disservito. E questa cosa ho io voluto scrivere ne’ fatti di questo mio Libro, a fine di donare in esempio a ciascuno ch’e’ non voglia giammai saramentare se non gli avviene di farlo per ragione, perchè il Saggio dice, che:
- Chi volentieri e a vanvera si giura
- Avvien che spesse volte si pergiura.
Capitolo LVI.
L’altro giorno inseguente il Re e sua oste se n’andò davanti la città di Sur, che è appellata Tiro nella Bibbia; e là fu il Re parimente intalentato d’andare a prendere una città ch’era colà presso, e che aveva in nome Belinas. E gli consigliarono le