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parte seconda. 219

gento che tutto quel cassero sarà costato al buon Santo Re.

Quando il Re ebbe accompito di munire e di chiudere Giaffa, gli prese volontà di fare a Saetta com’egli avea fatto a Giaffa, e di ridurla asserragliata e accasata cosi com’ell’era avanti che i Saracini l’avessono abbattuta: e s’ismosse per andarvi lui e sua oste il dì della festa de’ Monsignori Santo Pietro e Santo Paolo Apostoli. E quando ’l Re fu davanti il castello di Assur a tutto suo oste, sulla sera appellò egli le genti del suo Consiglio, e domandò loro d’una cosa ch’elli aveva volontà di fare, cioè ch’elli pensava prendere una città de’ Saracini, che l’uomo appella Napoli, e che si nomina nelle Scritture della Bibbia e dello antico Testamento, Samaria. Allora i Signori del Tempio, i Baroni e gli Ammiragli del Paese gli consigliarono ch’elli lo devesse fare, ma che non ci dovea punto essere di persona, per essere impresa troppo risicosa, dicendo che se per malastro vi fosse preso od ucciso, tutta la Santa Terra ne andrebbe perduta. Ed egli loro rispose che non lascerebbe già andare sue genti là dove non potesse essere corporalmente con loro. E per tale discordo dimorò l’impresa, e non ne fu più niente. Allora noi ci partimmo e venimmo sino alla sabbia d’Acri, e là si loggiò il Re e tutta sua oste quella nottata. E alla dimane venne a me una gran quantità di popolo della grande Erminia, il quale andava in pellegrinaggio a Gerusalemme. E mi venne supplicare quel popolo, per un turcimanno latino ch’essi avevano, avendo udito