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216 la sesta crociata.

ramento. E molto volentieri l’avrebbe il Re voluto fare, ma n’ebbe su ciò il suo Gran Consiglio, il quale ne lo stornò. E gliene fecero rimostranza per uno esempio che fu tale. Che quando lo Re Filippo l’Augusto si partì da innanzi Acri per andare in Francia, lasciò egli molte sue genti nell’oste del Duca Ugone di Borgogna, il quale avolo era del Duca diretanamente morto. Ora in quello tempo, e durante che esso Ugo Duca, e lo Re Riccardo d’Inghilterra soggiornavano in Acri, furon loro apportate novelle ch’essi prenderebbon bene Gerusalemme la di mane quando il volessero, per ciò che il grande sforzo dei Cavalieri d’Egitto se n’era ito col Soldano di Damasco ad una guerra ch’egli aveva a Nessa contro ’l Soldano di detto luogo. Perchè tantosto s’accordaro il Duca di Borgogna e il Re Riccardo di levare il campo per andare verso Gerusalemme. E divisarono le lor battaglie, donde lo Re d’Inghilterra volle menar la primiera, e il Duca ebbe l’altra d’appresso colle genti del Re di Francia che erano dimorate alla sua bailia. Ed in quella ch’e’ furono presso di Gerusalemme, e così presso di prendere la santa città, egli fu mandato dalla battaglia del Duca di Borgogna al Re d’Inghilterra ch’esso Duca se ne ritornava addietro solamente affinchè l’uomo non potesse dire che gl’Inghilesi, i quali il precedevano in gara, avessero essi preso Gerusalemme. Ed in quella che erano in tali dolorose parole, ci fu l’uno dell’antiguarda del Re d’Inghilterra, che gli gridò: Sire, Sire, venite sin qui, ed io vi mostrerò Gerusalem-