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parte seconda. 213

sabbie d’Acri si presso della Città che si sarebbe ben tirato fino entro la medesima con un ballestrone da tornio. E adunque sortì fuora della Città il Signore d’Assur, e s’andò a mettere loro a monte, là ove era il cemeterio di San Nicolao, per difendere li giardini. E quando li Turchi approcciaro, alquanti de’ nostri sergenti a piè uscirono anche d’Acri, i quali cominciarono a tirar loro sopra d’archi e ballestre a gran forza. E di paura ch’essi si mettessero in periglio, il Signore d’Assur li fece ritrarre alla muraglia per un giovine Cavaliere, che era di Genova.

Ed in quella che il giovine Cavaliere Genovese ritraeva que’ pedoni, un Saracino venne a lui mostrandosi spaurato ed ismosso in coraggio, il quale in suo saracinesco, gli disse ch’egli giostrerebbe a lui, se il volesse. E il Cavaliere gli rispose fieramente che molto volentieri il riceverebbe; ma quando volle incorrere su quel Saracino, appercepì egli colà presso ed alla sua mano sinistra altri otto Saracini che mostravano dimorar là per vedere chi guadagnerebbe di quella giostra: perchè allora il Cavaliero lasciò di correre al Saracino con chi aveva a giostrare, e prese la sua corsa al troppello degli otto agguatatori, e ne ferì uno per mezzo il corpo, e traforandolo d’oltre in oltre colla sua lancia lo freddò sul colpo; e poi se ne ritornò a nostre genti. E gli altri Saracini gli corsero tutti sovra, ed uno ce n’ebbe che gli donò un gran colpo di mazza sul piastrone, ed il Cavaliere, al ritorno ch’e’ fece, diede al Saracino, che lo avea colpito, un tal colpo