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parte seconda. 207

non volle unqua di ciò fare niente, e pur nulla meno non lasciò il Conte Gualtieri per suo gran cuore di venire coi nostri in battaglia. E furono fatte tre battaglie, delle quali Messer Gualtieri ebbe la prima, il Soldano della Cammella l’altra, e il Patriarca coi Baroni del Paese la terza; e colla battaglia di Messer Gualtieri erano i Cavalieri dello Spedale.

Quando queste tre battaglie furo arredate, tutte si mossero e piccarono senza rattento. E tantosto vennero loro all’occhio i nemici, i quali sapendo la venuta delle nostre genti s’arrestarono e dispartironsi parimente in tre battaglie. E quando il Conte Gualtieri di Brienne vide che i suoi nimici s’ordinavano, si gridò: Signori, che facciam noi? noi diam loro podere di mettere arredo ed ordine nelle battaglie, e così cresciam loro il cuore quando ci vedono qui soggiornare: sicchè vi prego per Dio che noi loro andiam correr sopra. Ma unqua non ci ebbe alcuno che gliene volesse credere. Ed elli vedendo che anima non se ne volea muovere, si tirò verso il Patriarca per domandargli la sua assoluzione, e questi anche non ne volle far niente. In quella col Conte si trovò un Cherco molto notabile, che era Vescovo di Raima, e che avea condotti molti bei fatti di cavalleria nella compagnia del Conte Gualtieri; il quale Vescovo disse al Conte: Non vi turbate mica in vostra coscienza della iscomunicazione del Patriarca, perchè ha egli ora gran torto, ed io di mia possanza vi assolvo al nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Amen. E poi aggiunse: