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170 la sesta crociata.

vendicanza prendervi degl’inimici di Dio e di sua Legge.

Quando il Re ebbe udito il consiglio di Messer Guido, egli non fu punto contento di ciò, anzi dimandò in particolare a ciascuno ciò che ben gli sembrava di questa materia, e primieramente al Conte d’Angiò, al Conte di Poitieri, al Conte di Fiandra, e agli altri gran personaggi, i quali erano davanti a lui, li quali tutti risposero ch’essi erano dell’opinione di Messer Guido Malvicino. Ma ben fu costretto il Conte di Giaffa, che aveva delle castella oltre mare di dire la sua opinione in questo affare; il quale, appresso il comandamento del Re, disse che la sua opinione era che, se il Re poteva tenere alloggiamento in campo, sarebbe stato di suo grande onore il dimorare, più che il ritornarsene così a maniera di vinto. Ed io ch’era a punto il quattordicesimo là assistente, risposi alla mia volta, che teneva l’opinione del Conte di Giaffa. E dissi per mia ragione, correr voce che ’l Re non aveva ancor messo nè impiegato alcun danaro di suo tesoro, ma che avea solamente dispeso quello de’ Maestri Cherci delle sue finanze; e che per ciò esso Re doveva inviare a cherère nei paesi della Morea e d’oltre mare, Cavalieri e genti d’armi a buon numero, e che quando s’udrà dire ch’egli largheggia di gaggi, avrà tantosto ricovrato genti da tutte parti, perchè potrà esso Re diliverare tanti poveri prigionieri, che sono stati presi al servigio di Dio e suo, che giammai non usciranno di lor prigioni s’egli se ne va senz’altro così.